Ingresso: € 7,00 intero; € 5,00 ridotto per associati 50&Più, Centro Studi Commedia all’Italiana e Circolo Kinoglaz, giovani fino a 25 anni.
Agli studenti partecipanti è previsto il rilascio di una certificazione per usufruire dell’eventuale credito scolastico.
INFO: Associazione 50&Più Livorno Via Serristori 15, tel . 0586 881128 – 3420459699
mail: livornouniversita@gmail.com . Fb: Livorno 50&Più – spazio50.org/livorno
Coordinamento: Gianfranco Panariello (50&Più Livorno); Direzione artistica: Massimo Ghirlanda (Centro Studi Commedia all’Italiana); Ufficio Stampa: Maurizio Mini.
Ultimo appuntamento, domenica 19 gennaio, con Lezioni di Cinema, ottava edizione dal titolo REALTÀ, VISIONI E INTERPRETAZIONI, organizzata in sinergia fra 50&Più Livorno, Centro Studi Commedia all’italiana, Erasmo Libri Editore e il Circolo del Cinema Kinoglaz, che da anni promuovono la cultura del Cinema sul territorio locale. Le Lezioni hanno il patrocinio della Provincia di Livorno, del Comune di Livorno e di ConfCommercio Livorno.
Al Centro Artistico il Grattacielo, alle ore 17.30, sarà proiettato il film WITTGENSTEIN di Derek Jarman (GB, 1993, 75’). Introduzione a cura di Lamberto Giannini.
Ludwig Wittgenstein è ancora un ragazzino quando inizia a raccontare di sé e della sua famiglia per poi passare agli studi e a tutte le personalità che lo hanno conosciuto ed apprezzato a partire da Bertrand Russell e Maynard Keynes. Il film lo segue nel suo complesso percorso filosofico ed esistenziale.
Un film distante anni luce dai biopic che conosciamo ma che, al contempo, non ci dice molto sul filosofo ma piuttosto sul modo in cui Jarman vedeva il mondo. Wittgenstein, come è noto, si è occupato in modo particolare, tra le varie discipline che lo hanno interessato, di filosofia del linguaggio ed è su questo aspetto che si concentra il lavoro di Jarman. Con un budget di 300.000 sterline e 12 giorni di riprese realizza una serie di tableau vivant in movimento su sfondo rigorosamente nero che seguono le tappe della vita del filosofo definito dall’amico (fino a una certa epoca) Bertrand Russell, il più importante filosofo del ‘900.
Il regista in qualche misura si identifica con il personaggio apprezzandone la complessità del pensiero e cercando di proporlo senza alcuna pretesa, né di spiegarlo né di raccontarne la vita. Vuole che lo spettatore ne colga la poliedricità non rinunciando però a riportarci costantemente alle radici della sua esistenza. Il Wittgenstein ragazzino fa da interpunzione alla narrazione quasi a volerci ricordare che l’imprinting familiare ci imprime tratti indelebili.
La scelta del fondo nero permette di far risaltare maggiormente i colori degli abiti di coloro che circondano un protagonista che è invece pensato con colori smorti. Così come, più che smorta, appare come poco incisiva e quasi dandy la figura di un grande pensatore ribelle quale è stato il già citato Russell.
Derek Jarman Da un gusto esibito per l’oltraggio, legato alle esplosive stagioni del punk britannico e alla provocazione gay, a una quasi olimpica e composta poetica, questo il percorso di un cineasta bruscamente fermato dall’A.I.D.S., tra i più rappresentativi della scena inglese. Ha iniziato come scenografo per K. Russell in lungometraggi come I diavoli (1971) e Messia selvaggio (1976), per esordire nel 1976 con Sebastiane (1976), un film totalmente recitato in latino. Con Jubilee (1978) ha donato al movimento punk un manifesto ideologico-musicale-visivo cui riconoscersi, ma già in The Tempest (1982), ha mostrato i suoi legami e la sua passione per Shakespeare. Tra qualche documentario e uno straordinario e devastante atto d’accusa «filosofico» verso il suo Paese, The Last of England (1987), in Caravaggio (1986) ha lasciato intravedere quella che sarebbe stata da lì in avanti una delle sue dimensioni artistiche più feconde, la biografia ricostruita e attraversata da decontestualizzazioni contemporanee e inevitabilmente stranianti. L’applicazione dello stesso metodo in Wittgenstein (1993), dedicato al grande filosofo, si tradurrà in un film straordinario. Da notare comunque anche i precedenti Il giardino (1990), Edoardo II (1991) e Blue (1993). Nello stesso anno della sua scomparsa, il 1994, ha realizzato Memorial Tribute, estremo esempio di una dedizione assoluta e totale all’arte cinematografica, mentre nel 1995 è stato pubblicato postumo Derek Jarman’s Garden.
Lamberto Giannini nasce a Livorno nel 1962. Pedagogista e docente di storia e filosofia presso il Liceo Classico Niccolini Palli di Livorno è anche sceneggiatore e regista della Compagnia teatrale Mayor Von Frinzius. Ha pubblicato con le Edizioni Erasmo: Genitori in ascolto(2010), Mettiti il giacchetto (2012), La sfida educativa (2013), Adolescenza. Età delle esplosioni (2017), Attimi di Champions (2019). Con le Edizioni del Boccale: In Fondo a destra (2014), Quel qualcosa che non trovo (2016), La Smania (2020).
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